IPOTESI SOPRANNOMINALI

Un soprannome.

Le tre *ipotesi che seguono sono le più intuitive, le più dimostrate nella stragrande maggioranza dei casi, e quindi anche le più probabili, sostenute per esempio pure dal De Felice che, alla voce del suo “Dizionario dei cognomi italiani” che ci riguarda, propone la tesi della derivazione dal vegetale zucca, da sempre sinonimo di testa, con suffisso accrescitivo ed eventualmente, ma non necessariamente, significato dispregiativo e derisorio. Anche nel “Dizionario etimologico-semantico dei cognomi italiani (DESCI)“, Alinei-Benozzi, PM edizioni – 2017, si sostiene la stessa tesi.

Nella pagina EVO MEDIO ho raccolto diversi esempi di impiego di Zuccone/Zucconi in funzione di soprannome: in alcuni casi venne registrato in aggiunta ad un preesistente cognome vero e proprio, e quindi potrebbe essersi sostituito al primo oppure estinto con colui a cui fu associato, in altri è stato trascritto come unico nome apposto al nome di battesimo e quindi potrebbe essersi fissato in seguito come cognome su tutta la discendenza. La motivazione di un soprannome è sempre legata ad eventi casuali ma ben precisi nella storia di ogni singola persona, perciò è difficile da conoscere con esattezza in assenza di documenti scritti, tuttavia le tre seguenti coprono quasi certamente il 99% dei casi. Le presento in ordine di probabilità decrescente sulla base della convinzione che mi sono fin qui formato durante le mie ricerche, ma ogni nuova scoperta potrebbe modificarne la validità.

1)*Derivazione morfologica: di tutte le possibili origini eventualmente dovute all’aspetto fisico di un soprannome come Zuccone, la più probabile in assoluto, a mio modesto parere, è quella che si sarebbe verificata nel caso di un antenato con una gran testona, soprattutto se completamente calva (vd. azzuccàre), come nel caso del cosiddetto Zuccone, opera scultorea di Donatello raffigurante il profeta Abacuc.

Forse è meno probabile, ma anche la somiglianza con la parte sommitale di un tronco capitozzato a forma di testa avrebbe potuto suggerire questa associazione; oppure il nostro antenato avrebbe potuto essere abituato a portare un ornamento che tiene raccolti i capelli o un gran cappello, che vengono entrambi chiamati mazzocchio o mazzucchio, un mazzuccone insomma; o come lo zuccotto, non a caso chiamato così per la somiglianza con una calotta essiccata di zucca (a sua volta simile alla calotta del teschio umano): ancora in uso presso alcuni popoli dell’Africa e del sud-est asiatico (dove viene chiamata salakot o tabungaw), le zucche del genere lagenaria opportunamente lavorate vengono impiegate come copricapo; oppure ancora, e mi dico consapevole di fare una discreta forzatura, qualcuno ammalatosi di e sopravvissuto al mal del mazzucco  (la peste, secondo alcuni, o il tifo esantematico più probabilmente) avrebbe potuto trasmettere alla sua progenie queste sue caratteristiche o anche solo il ricordo di esse, dopo un’ aferesi: i figli (del)dello (maz)zuccone, (i)gli (maz)zucconi. A possibile conferma di queste ultime due ipotesi, una famiglia Mazzucconi è presente nell’albinese (Albino, BG) e viene considerata discendere da un Mazzocco Rivola nel 1200 (Gromo, BG), come rilevato in una pergamena.

2)*Derivazione caratteriale: una persona pervicace, ottusa, cocciuta, dura di comprendonio, forse anche un po’ sorda, sicuramente testarda anche di fronte all’evidenza di un suo errore non riconosciuto per ignoranza, uno zuccone insomma, avrebbe potuto suscitare l’ispirazione per un simile epiteto dal significato svilente, canzonatorio, ingiurioso (già esistente in antico, come dimostra l’ Apokolokyntosis di Seneca ed in seguito largamente usata in varie metafore) ed essendo ottusa potrebbe anche aver accettato che diventasse il suo cognome. In questo caso, invece che dalla zucca o concomitantemente ad essa, l’epiteto potrebbe essere derivato dallo zocco (nei dialetti settentrionali: sòc, o zocca, sòca), ciò che di un albero abbattuto resta piantato nel terreno e può essere rimosso solo con grande fatica: lo stipes dei latini, presso i quali già indicava una persona ottusa e sciocca, tuttavia la conservatività della O nelle forme dialettali sembrerebbe escluderlo.

Più difficile pensare che un soprannome con questa origine fosse poi accettato pure dai suoi discendenti, a meno che non avessero voluto dimostrare con orgoglio di essere loro il contrario di ciò che voleva dire l’insulto rivolto all’antenato (insieme a storpiature dialettali ed errori di trascrizione non rara origine di formazione di un cognome bizzarro). In certi casi infatti un soprannome ridicolo o infamante veniva accettato e tramandato per dimostrare la propria umiltà, vera o dissimulata che fosse (come dice il detto: meglio un asino vivo che un dottore morto); senza contare poi che la fissazione di un cognome avveniva spesso in occasione di una registrazione ufficiale scritta, che importava più all’autorità registrante che non all’individuo registrato, quasi sempre, quest’ultimo, analfabeta ed abituato a sentirsi chiamare solo per nome. Ma non è infrequente neppure il caso in cui, per antifrasi, dare dello zuccone a qualcuno significa dire che ha una gran testa, che è intelligente più della norma, riferendosi più alla grandezza della mente che alle dimensioni della sua sede: il significato può insomma dipendere anche dal contesto.

Un esempio piuttosto lampante del significato denigratorio del nostro termine risale anche ad un libro d’abaco di una famiglia di banchieri romani della fine del ‘400, usato come supporto cartaceo per far esercitare nella scrittura mercantesca figli e garzoni. Infatti, come riportato in “STUDIARE DA BANCHIERE NELLA ROMA DEL QUATTROCENTO“, di Paolo Cherubini, Università Del Sacro Cuore, Milano – 2007, in una delle pagine ricorre una frase che dimostra quale fosse già allora il significato dell’epiteto “zuccone”:

“…
Tra i libri d’abaco censiti dal van Egmond ve n’è uno, il codice Vat. lat. 4829, che una lettura attenta degli esercizi riportati conduce alla famiglia e al banco dei Massimi…
…Il codice è pieno di testimonianze che vanno in tal senso: quasi ogni spazio bianco è stato utilizzato da mani tardo-quattrocentesche per esercizi di scrittura che vanno dai primi versetti del Pater noster al primo emistichio dell’Eneide da un verso di Orazio (Epist. I, 1, 14) a una frase forse fatta copiare per punizione, «Egli è vero che io sono uno zuchone ma io non sono pazo affatto» (figg. 9-10), ma anche per esercitarsi nella tipica tecnica del legamento ‘alla mercantesca’ che evidentemente nessuno a Roma era in grado d’insegnare.”

3)*Derivazione simbolicamolti cognomi zoonimi (anche allegorici come il Marzocco o Marzucco, un simbolo di Firenze), fitonimi o di origine agricola (zucca, zucco, zucconare etc.), quando non dovuti a storpiature o trascrizioni errate e pur se riferiti a caratteristiche fisiche o caratteriali, potrebbero avere avuto un significato simbolico, totemico o apotropaico, perché spesso sono legati a miti e/o riti pagani antichi e radicati nella farmacopea popolare e nella cultura contadina, ancorché cristianizzata da secoli. Quindi, se ci si chiama Zucca o Zucconi, non è necessariamente dovuto al fatto che un antenato avesse la testa dura, ma forse invece ai poteri magici o alle qualità (per esempio la rapidità nell’accrescimento o il portamento rampicante della pianta) e agli usi (contenitore, copricapo, maschera, etc.) che all’ortaggio venivano attribuiti dalle credenze e dalle abitudini popolari.

In particolare si è quasi certi che, prima delle zucche importate dalle Americhe, in Europa si conoscesse solo la zucca a fiasco ovvero Lagenaria Siceraria, nome botanico attribuitole da Nicholas Charles Seringe nell’800 e che letteralmente dal latino significa: bottiglia (lagena) da sidro (sicera). Questo tipo di vegetale poteva essere mangiato in fase di prematurazione, oppure essiccato per ricavarne contenitori per liquidi e solidi (come nel caso del famoso modo di dire: sale in zucca) o strumenti musicali e, a seguito di questi molteplici usi, avrebbe potuto assumere valenze simboliche (si pensi alle zucche di Halloween o alla carrozza di Cenerentola). È inoltre probabile che, grazie alla sua origine africana piuttosto precisamente localizzata ed alla sua successiva diffusione planetaria, sia stato uno dei primissimi utensili che accompagnarono i primi uomini nelle loro migrazioni “out of Africa“.

Infine decisamente meno probabile, ma non da escludere, la possibilità di una *derivazione casualegli orfani ed i bambini abbandonati, ai quali il cognome veniva assegnato da chi li raccoglieva e li accudiva, sono sempre stati molti, in tutte le epoche dell’umanità, i più deboli tra i deboli: qualcuno di loro potrebbe esser stato trovato dentro ad una zucca invece che sotto ad un cavolo.